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Domenico Bartolucci

 

Borgo San Lorenzo, 7 maggio 1917 – Roma, 11 novembre 2013

Nasce nel 1917 a Borgo San Lorenzo, in Mugello, in una famiglia operaia; sin da giovanissimo, mostra una duplice vocazione: religiosa e musicale. Concluse le scuole elementari, entra nel Seminario fiorentino dove, oltre agli studi canonici, si dedica all’apprendimento della musica. Quest’ultimo si rivela essere un percorso dagli esordi accidentati: incontra infatti notevoli ostacoli legati ai regolamenti del Seminario, che lasciano poco spazio alle evasioni personali. Nel 1929 gli viene permesso di suonare il pianoforte ma solo durante le vacanze estive, non tutti i giorni e non per più di mezz’ora al dì: l’attaccamento alla musica viene percepito da alcuni insegnanti del Seminario come eccessivo e deviante, e per questo a volte ostacolato.

Ma la passione per la musica è più forte: suona in silenzio, con una piccola tastiera di cartone posizionata sotto il banco. Tuttavia già nei primi anni di Seminario, anche se tenuto lontano dal pianoforte e dall’organo, si cimenta con le prime composizioni. Francesco Bagnoli, il suo maestro di musica al Seminario, è anche Maestro di Cappella del Duomo di Firenze: notate le particolari doti del giovane allievo, ben presto lo incarica di accompagnare all’organo le esecuzioni canore della Cappella, ammirando inoltre la facilità con la quale il quattordicenne Bartolucci improvvisa preludi, toccate e fughe, sintomo di un grande genio musicale.  Pertanto non è un caso, quindi, che alla morte di Bagnoli (1947), gli succeda alla direzione della Cappella del Duomo di Firenze; tuttavia per i quotidiani impegni nella capitale, la guida solo in occasione di alcune importanti festività.

Nel 1939 due eventi emblema della sua duplice anima: da una parte l’ordinazione sacerdotale, dall’altra il Diploma in composizione e direzione di orchestra con Vito Frazzi al Conservatorio Fiorentino, reso possibile  dagli esami sostenuti durante la sessione estiva come privatista.

Nel 1942, dopo avere insegnato nei Seminari fiorentini, inizia la sua esperienza romana: trasferitosi nella capitale, si dedica ad uno studio profondo della musica sacra, supportato dal fiorente ambiente dell’epoca, ricco di Cappelle musicali. Inizialmente ospite presso l’Almo Collegio Capranica, frequenta Raffaele Casimiri, illustre studioso palestriniano, acquisendo i meccanismi perfetti della polifonia antica; affianca quindi Lavinio Virgili come vice direttore della Cappella di San Giovanni in Laterano.

Dopo una breve parentesi in Mugello dovuta ai drammi della guerra, nel 1945 torna a Roma, dove ottiene il diploma di perfezionamento in composizione con Ildebrando Pizzetti presso l’accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nello stesso anno, consegue anche i diplomi di composizione sacra e di canto gregoriano presso il PIMS (Pontificio Istituto di Musica Sacra) e viene nominato Maestro Sostituto della Cappella Musicale di San Giovanni in Laterano.

Due anni più tardi, nel 1947, dopo l’esecuzione del suo Poema Sacro Baptisma al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, è nominato Maestro della Cappella Liberiana in Santa Maria Maggiore (dove rimane sino al 1977) e docente di composizione e direzione al PIMS: a trenta anni, riveste il ruolo che era stato di Pierluigi da Palestrina. Nel 1952, su indicazione di Lorenzo Perosi, Bartolucci diviene vice maestro della Cappella Sistina.

Alla morte di Perosi, nel 1956 Pio XII gli conferisce l’incarico di Direttore Perpetuo della Cappella Sistina. Qualche anno dopo avvia una massiccia opera di risanamento della Cappella, fortemente sostenuto anche dal papa Giovanni XXIII. Nel 1965 il Maestro è nominato Accademico di Santa Cecilia. Oltre alla direzione della Cappella Sistina, si dedica all’insegnamento presso il Conservatorio di Santa Cecilia (corso di musica sacra) e presso il PIMS, dove insegna fino al 1997 composizione, forme musicali palestriniane e direzione polifonica.

La musica è la sua spina dorsale: da una parte insegna, dall’altra compone; pur prediligendo l’ambito religioso (mottetti, laudi, inni, cantici, oratori, messe), troviamo anche una notevole produzione di opere profane (musica per organo e pianoforte, musiche cameristiche, madrigali).

Nel corso degli anni, oltre alle esecuzioni nelle liturgie papali, Bartolucci promuove l’attività concertistica della Cappella, ritenendola un potente strumento di evangelizzazione: numerose tourneés nazionali e internazionali portano ai quattro angoli della terra lo spirito musicale e religioso dell’autore. La sua è una concezione della musica che affonda le radici nella semplicità, nel dire con naturalezza, evitando astrattezze ed astruserie fini a se stesse, porgendo parole in musica nel modo più vero e spontaneo. Una “nobile semplicità e quieta grandezza” musicale contraddistingue la sua cospicua produzione musicale, una limpida polifonia intrecciata ad una severità del canto che trova i prodromi nella grande tradizione del mondo gregoriano e della polifonia palestriniana. Tutto ciò è condito con una sensibilità moderna, creando una musica fedele non solo alla cantabilità della Scuola Romana, ma anche  attenta all’evoluzione del linguaggio nel corso del tempo.

Nel 1997 viene sostituito – contravvenendo quindi la nomina papale a perpetuità – alla guida della Cappella Musicale Sistina da Mons. Giuseppe Liberto: questa decisione probabilmente si lega alla volontà di acquisire uno stile più innovativo in linea con le grandi celebrazioni di massa care a Giovanni Paolo II. Nominato cardinale nel 2010, si spegne nel 2013 all’età di 96 anni, acclamato da molti come l’ultimo grande polifonista, trovando riposo eterno nel piccolo cimitero di Borgo San Lorenzo.  

Sitografia e Bibliografia

http://www.fondazionebartolucci.it/ 

Enzo Fagiolo, Domenico Bartolucci e la musica sacra del Novecento, Padova, Armelin musica, 2009.

CATALOGO DELLE COMPOSIZIONI