Querceta (Seravezza, Lucca), 10 dicembre 1940 – Camaiore (Lucca), 26 luglio 2022
Pianista e compositore italiano, Giancarlo Cardini si considera allievo di Pietro Scarpini, che a suo giudizio è il più straordinario musicista da lui incontrato nel corso della sua intera esistenza.
Cardini è esponente della corrente artistica fiorentina che opera dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, comprendente Sylvano Bussotti, Giuseppe Chiari, Daniele Lombardi, Albert Mayr, Pietro Grossi, Marcello Aitiani e Sergio Maltagliati. Questi musicisti hanno sperimentato l’interazione tra suono, gesto e visione, una sinesteticità dell’arte frutto delle avanguardie storiche, da Kandinskij al Futurismo, a Skrjabin e Schönberg, fino al Bauhaus.
La sua produzione musicale spazia dalle forme più tradizionali, musica sinfonica e cameristica, fino ad arrivare a quelle d’avanguardia, come le sue opere audio-visuali ed il micro-teatro acustico. Nei suoi lavori traspare una continua ricerca della bellezza estetica nelle sonorità. L’aspetto scenico, molte volte protagonista nelle sue opere, ha un carattere fortemente narrativo e determinante: scenografie, costumi ed oggetti di scena. Trova anche ispirazione nella musica per teatro, a cui si dedica scrivendo musiche di scena per la Compagnia Teatrale I Magazzini.
Cardini è inoltre da molto tempo collaboratore di molti musicisti di ambito internazionale che si sono dedicati e si dedicano, come lui, alla musica d’avanguardia; tra questi possiamo ricordare John Cage, Morton Feldman, Sylvano Bussotti, Luca Lombardi e altri compositori del Novecento.
Cardini si è occupato anche di musica leggera, attraverso una intelligente e acuta rivisitazione, più che arrangiamento, di cantautori degli anni ’60. Questo tipo di lavoro nasce, come lo stesso Cardini dice in un’intervista, dall’idea di inserire un frammento di una canzone di Umberto Bindi all’interno di una sua composizione: in seguito decise di scegliere quindici canzoni di Bindi da arrangiare per pianoforte. Ne sono risultate delle versioni dove vengono conservate le essenze strutturali dei brani originali, plasmati però secondo una sonorità e un linguaggio musicale più “consonante” ad un gusto d’avanguardia. Successivamente ha ripetuto lo stesso progetto anche per altri cantautori, quali Gino Paoli, Domenico Modugno, Luigi Tenco e vari altri.
Nel 1990 pubblica un libro intitolato Bolle di sapone, una raccolta di micro-poesie incentrate sulla percezione del quotidiano. Ha insegnato pianoforte al Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, avendo molti allievi fra i quali Sandro Ivo Bartoli, Ottaviano Tenerani, Roberto Satta, Patrizia Prati.
Cardini è tutt’uno con la natura, con la bellezza della natura, e si confonde nei profumi della natura. Egli si sente rapito dall’ascolto, che riproduce in un’estasi che a sua volta rapisce. Lento trascolorare dal verde al rosso in un tralcio di foglie autunnali è forse uno dei suoi più intimi capolavori, dove nell’intimità della tastiera si vive l’intera elaborazione della filosofia cardiniana. Un percorso che guarda ogni cosa al microscopio, e osserva poeticamente l’attimo irripetibile del silenzio, in una ritualità lontana dalle frenetiche nevrosi della contemporaneità, nei tempi propri della natura.
Ma nel contempo Cardini è altresì immerso nelle più estreme e sperimentali avanguardie del Novecento, in una provocatoria libertà di usare, amare e mischiare linguaggi diversi, alla base di un percorso tra i più originali. Una libertà possibile a chi ha alle spalle una solida cultura accademica, che cli permette di disseminare nella propria scrittura i massimi dubbi esistenziali. Cardini è il pianoforte, e con il pianoforte crea un mondo a sé, facendo rivivere in modo unico e irripetibile le opere di autori come Cage, Satie, Feldman, Scelsi.
Ma soprattutto Cardini è Cardini, ovvero il respiro lento della natura che si fa suono. Ascoltare un suo brano così significa incamminarsi, senza tempo, fra le morbide colline cardiniane.